Per 15 anni, il giovane è rimasto sepolto a Paleros, laddove è morto nel 1897, ucciso nel conflitto che vide Ricciotti Garibaldi ed i suoi garibaldini, accanto ad altri volontari (Troya faceva parte della Legione Cipriani ed era di tendenze anarchiche) schierarsi a fianco dei greci contro i turchi. Il loro coinvolgimento riaccese la volontà di combattere dei greci. La loro resistenza fu conosciuta e condivisa dall’opinione pubblica europea, nella quale si svegliò un filellenismo assopito. La battaglia più nota è quella di Domokos, dove cadde il deputato italiano Antonio Fratti, martire del nascente Partito Repubblicano italiano.
Non era la prima volta che dei volontari italiani si recavano in Grecia per contribuire alle lotte per l’indipendenza degli elleni, ma non sarebbe stata nemmeno l’ultima se ancora nel 1912 Ricciotti Garibaldi e i suoi figli, con loro madre e le sorelle nell’ambulanza si recarono ad Atene per formare una nuova legione. Ricciotti ha lasciato le sue memorie di quelle due campagne.
Al ritorno della seconda campagna riportò con se la bara contenente i resti di Filippo Troya, morto 15 anni prima, per riconsegnarli alla famiglia romana della quale il romano ventiseienne si era separato per andare a combattere a fianco dei greci.
Tre anni or sono, l’ANVRG ha individuato la tomba, ben conservata, della famiglia Troya nel cimitero monumentale del Verano. Si attendevano allora a giorni gli amici dalla Grecia. Ma la visita è stata rimandata, ed ora Epaminondas Nikakis, che si occupa della vicenda, pensa di erigere sul luogo della prima sepoltura, in Grecia, un monumento che ricordi il giovane combattente.
L’ANVRG plaude a questa bella iniziativa.